La lettera di Francesco Repice, giornalista Rai, a James Pallotta.
Egregio Mister James Pallotta,
Poche righe per cercare di spiegarle quello che, forse, nessuno è stato in grado di fare da circa 2 anni a questa parte: il calcio, specialmente in Italia, non è una scienza esatta. C’è però una verità assoluta difficile, anzi impossibile da discutere: per vincere ci vogliono i giocatori forti.
Mi dirà, mister Pallotta, che con i mezzi tecnici messi a disposizione del club da lei o dalla Banca poco importa al tifoso della Roma i risultati avrebbero dovuto essere ben più dignitosi, epperò, ora, dopo due stagioni fallimentari, sembra essere arrivato il momento di cambiare registro.
La recente pubblicazione su un autorevolissimo magazine statunitense del suo patrimonio personale autorizza i tifosi della Roma a chiederLe di più.
Lo “showbusiness” legato allo stadio, il “marketing”, il “ceo”, sono tutti bellissimi ed esotici anglo-termini che potranno catturare l’attenzione dei patiti di economia, non certo quella dei tifosi. I tifosi vogliono e cercano altro. La vittoria prima di tutto.
Dicono alla Juventus: “vincere non è importante, è l’unica cosa che conta”. Sarebbe bene Lei riuscisse a far suo questo concetto. Che del resto non le deve essere del tutto estraneo, considerati gli ingaggi dei giocatori dei Boston Celtics club del quale Lei detiene una quota diminoranza valutata, a quanto mi risulta, attorno ai 450 milioni di dollari.
Certo, i Celtics hanno il Boston Garden di proprietà, mentre l’AS Roma sembra ancora lontanuccia dal possedere un suo stadio. Ma questo cosa significa Mister Pallotta, che i tifosi dovranno aspettare come minimo il 2017 per godersi la squadra che meritano? O fors’anche che il suo interesse per l’AS Roma è squisitamente “economico”? Diventare Presidente della AS Roma significa ben altro Mister Pallotta. Magari significa anche aver calzato un bel paio di scarpini di gomma dura su un polverosissimo campetto di periferia ed aver indossato sempre la stessa maglia colorata del sangue e dell’oro. E chiunque abbia incrociato questa fortuna, non si è mai interessato allo “showbusiness”, al “marketing”, al “ceo”….. Nessun giocatore della Roma si sarebbe mai azzardato a dire in un post partita come quello di ieri sera “Pallotta ha detto 2 stronzate che nemmeno ho ascoltato” se a dire quelle 2 “stronzate” fossero stati l’ingegner Dino Viola, il Dottor Francesco Sensi, o la Dottoressa Rosella Sensi. Si prenda la Roma Mister Pallotta. Se la prenda veramente.
Disinneschi qualche goffo tentativo di cancellarne quell’animo testaccino che l’ha sempre accompagnata nella buona come nella cattiva sorte e sprattutto ricordi che fuori dal Raccordo Anulare per secoli hanno regnato la barbarie e l’inciviltà e che tutto il mondo conosciuto ha sempre sognato di vivere all’interno di quel Raccordo Anulare e non fuori! La Curva Sud ieri sera non tifava, ruggiva come nei giorni più esaltanti. Sembrava essere tornata quella di Roma -Colonia o di Roma Bayern Monaco. Lei, Mister Pallotta, non c’era.
Si faccia raccontare. E soprattutto faccia subito una grande Roma, perchè come successo per Dino Viola e Franco Sensi, avrà in dono dai suoi tifosi l’immortalità.
Immodestamente certo che qualcuno di buona volontà le tradurrà questa mia lettera aperta, cordialmente Le porgo distinti saluti.
Francesco Repice